domenica 9 maggio 2010

Tortellini. Sempre tortellini! (inedito)


Un rito. Elena è sempre imprevedibile, tranne quando decide di parlarmi per gesti, di provocarmi senza parole, usando simboli tutti nostri. Sa pilotarmi come solo le donne intriganti sanno fare. Lei lo sa, ha perfetta coscienzadi questo suo potere e lo usa. Con Moderazione. Quando a tavola si presenta con quel vestitino anni cinquanta, morbido, leggero, accollato, lungo fino al ginocchio, tanto casto da sembrare ridicolo, non fosse il fatto che, non so come, riesce a mostrare e nascondere le curve a seconda dei suoi movimenti...Lei lo sa come va a finire. Lo fa apposta. Sa che io so. Sa che io so che quando lo indossa dimentica di metterla. La biancheria intendo. E sa bene che quando la guardo girare per casa non riesco a pensare ad altro. Sa che a pranzo mentre assaggio i tortellini penso a quel piccolo paradiso che ci aspetta sino a quando lei deciderà di essersi fatta desiderare abbastanza. Già perchè questo è il rito. I tortellini e quel vestitino rosso vogliono dire che ha voglia di me. No, non sto parlando d'amore ma di sesso. Ecco perchè il tortellino e non magari i bucatini. Il culto del tortellino non è certo un fatto strettamente alimentare, è l’emblema carnoso, carnale, di un nostro segreto gaiamente epicureo. 
E allora io la stuzzico. Infilo un tortellino sulla forchetta e resto immobile come incantato, fissandola ostentatamente, mentre mangia e finge di essere indifferente. Mastico lentamente guardandola dritta negli occhi. Spero che legga la mia fantasia attraverso i miei occhi. Con la mente faccio con la lingua piccoli movimenti circolari attorno al tortellino come se al posto del buco che sta al centro dell pezzetto di pasta infilzato dalla forchetta ci fosse il centro del suo desiderio, l’ombelico del nostro mondo e della Venere che è in lei. Elena mangia in silenzio. Gli occhi bassi nel piatto. Sa che nel momento in cui alzerà lo sguardo troverà il mio piantato nel suo. La mia fantasia è tutta concentrata sul tortellino e continua a solleticare quel piccolo feticcio simbolo del suo e del mio desiderio. So che mi osserva di sottecchi, cercando di non farsi vedere. So che tra poco comincerà a mostrare un lieve rossore sulla fronte e che quando si aggiusterà i capelli sarà il sintomo della sua impazienza. Finge di pulirsi le labbra col tovagliolo. Lo distende davanti alla bocca lasciando scoperti solo gli occhi. Una visione orientaleggiante che mi fa alzare la pressione. So cosa sta facendo dietro lo schermo del tobvagliolo. Sorride estasiata dal desiderio che legge nei miei occhi. E' rossa in volto, gli occhi azzurri piantati nei miei lampeggiano come un temporale all'orizzonte nella notte. Ingoio il tortellino. Sospira. Lascio il piatto e mi avvicino. Lei prende un tortellino dal suo e con le dita me lo porge. Un gesto lento, parte di un rito di adorazione. Un gioco conosciuto. Ora potremmo essere ovunque, anche in un deserto, o in un affolato sottopassaggio del centro, e saremmo soli, al sicuro, a casa. Tiene il tortelino sulla punta di un dito e me lo porge: un dono che, lo sappiamo, simboleggia ben altro. Piano, lentamente, Ancora occhi negli occhi. Silenzio. Non un battito di ciglia. Ingoio il tortellino e vorrei farlo anche col suo dito. Ma non oso. Un nuovo tortellino e un sopiro, più profondo, le soleva il seno sotto il vestito. Inghiotto il tortelino e oso. Comincio a leccarle il dito. Ora Elena ha gli occhi chiusi e mi lascia fare. Respira più velocemente, e si accarezza i capelli. Tra un attimo manderà indietro la testa, schiuderà un poco le labbra sospirando e io mi chinerò a baciarla. Mentre aspetto il suo semaforo verde il sangue mi batte in testa mentre mi concentro sulle sue labbra. La faccio alzare, quasi sollevandola e la stringo, affondo il viso nei suoi capelli, cerco il collo. Piccoli baci, leggeri tratti di lingua. Lei trema e io passo a torturarle l'orecchio. Geme e mi si stringe contro. Sono eccitato ma non smetto di controllarla, di pilotare il nostro "rito del tortellino". Continuo a torturarle il collo, la faccio girare, la spingo contro il tavolo. Sorride. Poco dopo siamo esausti e, come sempre, ci facciamo gli occhi dolci fumando in due la stessa sigaretta. Elena si alza. Rassetta e liscia il suo bel vestitino rosso tutto stropicciato. Mi accarezza. Mi bacia, mi sorride. " Vado ai fornelli - dice maliziosa - stasera tortellini!".

Nessun commento:

Posta un commento